20 Gen 2021
WhatsApp modifica la sua privacy policy: quali alternative per gli utenti?

WhatsApp modifica la sua privacy policy: quali alternative per gli utenti?

Il tema della privacy e dei dati che vengono immagazzinati online o dalle applicazioni che utilizziamo è sempre più caldo e, per via delle recenti disposizioni da parte di WhatsApp relativamente alla modifica delle condizioni d'uso, moltissimi utenti stanno valutando alternative alla piattaforma marcata Facebook. Vediamo perché e quali possono essere le applicazioni di messaggistica da utilizzare al posto della già nota WhatsApp.   

Quali modifiche applicherà WhatsApp? 

Le modifiche relative alle condizioni di utilizzo che entreranno in vigore già dal prossimo 8 febbraio 2021*, principalmente, riguardano l’impossibilità per l’utente di rifiutare la condivisione di informazioni relative al proprio account con Facebook, per ricevere pubblicità personalizzata sul noto Social Network. Lo dimostrano le sostanziali modifiche che verranno apportate all’informativa sulla privacy. La nuova versione, infatti, non includerà più il paragrafo in cui si specifica che gli utenti "possono scegliere di non condividere le informazioni del proprio account WhatsApp con Facebook per migliorare le proprie esperienze con le inserzioni e i prodotti offerti". 

La differenza rispetto al passato starà quindi nel fatto che la condivisione di queste informazioni da facoltativa diventerà obbligatoria, pena l’impossibilità di accedere a WhatsApp (con eliminazione automatica dell'account dopo 120 giorni di inattività). A illustrare lo scopo della modifica sono i nuovi Termini di servizio, anch’essi in larga parte aggiornati.

Per tale motivo, moltissimi utenti contrari a questa nuova policy di utilizzo dell'applicazione, già da inizio anno, stanno cercando delle valide alternative a WhatsApp. Vediamo quali possono essere.

* data poi posticipata al 15 maggio 2021.

Telegram 

Telegram è la seconda applicazione di messaggistica più diffusa in Italia. Lanciata nel 2013 dai fratelli Nikolaj e Pavel Durov è parzialmente open source e, al pari di WhatsApp, è del tutto gratuita.

Tuttavia presenta alcune differenze fondamentali con WhatsApp:

  1. per archiviare i dati non si appoggia alla memoria dei dispositivi degli utenti, ma si serve di un cloud con sincronizzazione istantanea che consente di utilizzarla su più dispositivi e di inviare un numero illimitato di contenuti;
  2. per accedere al servizio non è necessario esporre il proprio numero di telefono: un grande vantaggio in termini di riservatezza;
  3. le chat sono di due tipi: classiche (con cifratura client-server) e segrete (con cifratura end-to-end come quelle di WhatsApp).

Telegram, poi, presenta la possibilità di creare dei gruppi in grado di contenere fino a 200mila membri, oltre ai canali, che hanno capienza illimitata. Questi possono essere sia pubblici sia privati e sono pensati per consentire agli amministratori di diffondere aggiornamenti in modalità uno-a-molti.
Ovviamente, anche Telegram presenta la modalità di chiamata e videochiamata ma, per il momento, solo one-to-one.

L’ultima indiscrezione è invece l’imminente arrivo di annunci pubblicitari nei canali pubblici, un'implementazione dovuta al sostegno del business stesso, visto l'alto tasso di crescita e il superamento dei 500 milioni di utenti attivi nel mondo, che comporta elevatissimi costi di gestione della piattaforma.

Signal

Signal è l'applicazione che moltissimi utenti hanno scelto per via dell’assoluta sicurezza che offre a livello di conversazioni. Come Telegram e WhatsApp propone un software gratuito e open source, in questo caso gestito da una fondazione no-profit.

La maggiore differenza tra questa app e WhatsApp o Telegram risiede nel fatto che Signal memorizza pochissimi meta-dati, ossia le informazioni relative a data e ora di invio o ricezione delle conversazioni, di una chiamata, dell’ultimo accesso all’app, etc.

Anche Signal mette a disposizione le chiamate e le videochiamate (sempre one-to-one), nonché chat segrete e i messaggi a scadenza programmata.

Il grande svantaggio però è costituito dalla ridottissima base di utenti. Pur non essendo mai stati resi noti dati precisi, si stima che Signal venga utilizzata da non più di 10-20 milioni di persone in tutto il mondo, il che non la mette minimamente in comparazione con nessuna delle due precedenti applicazioni. 

Viber 

Viber è la terza opzione disponibile. Già nota a moltissimi utenti dai tempi di WhatsApp, questa applicazione è stata fondata in Israele nel 2010 e, quattro anni più tardi, è stata acquisita dai giapponesi di Rakuten.

Dotata anch'essa di crittografia end-to-end, permette di effettuare chiamate e videochiamate in altissima qualità, di inviare messaggi, foto e video e di condividere luoghi con altri iscritti. Il tutto a costo zero. I gruppi, poi, possono arrivare fino a 250 persone e conta già un miliardo di account attivi in tutto il mondo, però, soltanto 700mila in Italia e - secondo i dati - in calo. 

Wire

Concludiamo questa carrellata con un'applicazione che potrebbe interessare chi già utilizza WhatsApp per lavoro e cerca un'alternativa valida. Si tratta di Wire: un'app gratuita creata nel 2014 dagli svizzeri di Wire Swiss GmbH. Totalmente open source, anch'essa utilizza la crittografia end-to-end e consente lo scambio di messaggi di testo e vocali, di inviare file e di effettuare chiamate e videochiamate sia one-to-one sia di gruppo (fino a cinque persone) tramite il servizio di guest room. Per tale motivo è adatta anche ad un utilizzo aziendale.

In più, ogni singolo account funziona su un massimo di otto dispositivi e, come Telegram, non richiede l’inserimento del numero di telefono per completare l’iscrizione.

Purtroppo però non è noto quanti siano i suoi utilizzatori in Italia e quindi potrebbe, ad oggi, avere un uso decisamente limitato.  

Daniele Diversi

Da sempre appassionato di informatica, fin dal mio primo ZX Spectrum dell'83, folgorato dal web in età universitaria, ora ho fatto di tutto questo un lavoro.